Passatempo

Volendo o meno, il tempo passa, ogni momento siamo un passo avanti, almeno cronologicamente. Per alcuni troppo lentamente, mentre gli altri considerano l'andamento troppo veloce: questo si chiama cognizione del tempo. Dipende da noi, dal nostro spirito con il quale viviamo il mondo che ci circonda. Perché il mondo corre, decisamente. La direzione e la destinazione sono sempre più chiare. Ad alcuni piacciono, gli altri detestano la meta verso la quale siamo diretti. Né uni, né altri possono fare niente per cambiare il destino, perché quello è deciso dalle forze più grandi rispetto a quelle che noi stessi possiamo mettere in campo. E non parlo di dio, del creatore che ci guida nella nostra strada.


Parlo semplicemente dalle forze sociali e mezzi di produzione che sono in gioco. Non sono assolutamente uno di sinistra, ma su questo aspetto trovo la filosofia di Marx perfetta; ha individuato le forze motrici dell'umanità, almeno quelle che sono indirettamente esterne all'uomo. Se guardiamo all'interno di questa, su molti aspetti, straordinaria creatura, troveremo le sue motivazioni che lo mandano avanti. Partendo da quelle buone, come per esempio l'amore e voglia di riproduzione (dominante per la parte maschile della specie) e considerando quelle non considerate molto lusinghiere, come per esempio l'egoismo, corsa al denaro e la voglia del potere. Purtroppo, l'ultima categoria delle nostre caratteristiche è prevalente nello sviluppo della civiltà. 


Dai tempi più remoti c'era sempre qualcuno che era più potente fisicamente, più furbo oppure miglior oratore nel vendere il fumo, a convincere gli altri nelle cose più assurde, approfittando dalla loro ingenuità e ignoranza per raggiungere i suoi scopi: controllare gli altri, governarli. Perché sembra sia il più grande livello dell'aspirazione. Essere il numero uno porta con se tutte le cose materiali desiderate più quella sensazione fantastica che altri sono sottomessi al tuo volere e piacere. Messe insieme queste due componenti, sociologica e psicologica, siamo arrivati qui dove siamo. A me la situazione e la prospettiva non piacciono affatto. 


Il livello dell'istruzione della gente è un fattore importante nei processi sociali. A tale proposito, il secolo scorso ha segnato un bum spettacolare. Si è passati dall'analfabetismo naturale alle conoscenze elevate, ad una cultura generale molto diffusa nei popoli. Era una delle ragioni che ha permesso lo sviluppo tecnologico pazzesco. Apertura delle scuole, università, varie specializzazioni hanno generato la classe che in mezzo secolo ha fatto più innovazioni che in tutta l'esistenza precedente della nostra razza. I mezzi di trasporto per tutto, gli elettrodomestici che ci risparmiano tempo e alla fine la rete globale. Non si deve più alzare alle 4 di mattina ed andare ad arare nei campi sperando che le condizioni climatiche non rovinino il raccolto.


Ma la mia sensazione che è in corso un trend opposto. Abbiamo a disposizione più tempo libero rispetto a prima, ma sembra che ultimamente vogliono ridurcelo. Anziché abbassare le ore lavorative e dare lavoro a più persone, si aumentano e si fanno più straordinari, perché abbiamo bisogno dei soldi: lo standard è arrivato al suo picco massimo e adesso sta calando. E nel passatempo cosa stiamo facendo? Siamo attaccati ai nostri telefonini e tablet e collegati con vari social network che ci danno una sensazione di far parte di un gruppo globale, ma in effetti ogni giorno siamo più soli, isolati, con quelli aggeggi elettronici che sono uno surrogato della vita. Tutto è diventato virtuale. 


La gente torna ad essere ignorante perché del mondo reale circostante ne sa poco e sembrerebbe che a qualcuno questo conviene. La comunicazione, lo scambio delle idee e delle esperienze, non esistono più. Al tavolo del bar 4 amici sono seduti con le proprie birre ed ognuno concentrato sul proprio telefonino, comunicando in modo virtuale con altri, non presenti. Che sa come mai e perché?


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